Chi ha paura del tappo a vite?
Maggio 2023: sui nostri scaffali trovi diverse bottiglie chiuse con tappo a vite, detto anche Stelvin che fa meno impressione, ma è lo stesso
Ma dove siete capitati? Cosa porta un’enoteca a esporre diverse bottiglie chiuse con un sistema che notoriamente l’uomo comune rigetta senza possibilità di appello? E pure con la sfacciataggine di attaccarci sotto un cartellino che indica un costo non decisamente da hard discount, come invece dovrebbe essere?
Ironia a parte, queste righe sono rivolte a chi ha piacere di conoscere ed esplorare il mondo, in questo caso enoico, che lo circonda: lasciamo da parte tifoserie e prese di posizioni trancianti, analizziamo i fatti e poi ognuno continuerà sulla sua strada, ma magari con qualche informazione in più e con la possibilità di esprimere giudizi con cognizione di causa. Perchè non c’è niente di più frustrante, e lo dico per esperienza, di vedere i propri sforzi professionali sminuiti dalla superficialità di giudizio.
Spendiamo quindi due parole per sostenere la causa di una precisa scelta, in primis non certo nostra, ma fatta da persone serie che producono vino da tempo anche con un background blasonato e consolidato, e ritengono che questo tipo di chiusura sia idonea per proporla al pubblico su certi vini da loro prodotti .
Dando uno sguardo ai miei scaffali penso a produttori come i F.lli Pisoni, una delle poche cantine rimaste a fare il Vino Santo Trentino presidio Slow Food, ed al loro splendido Codecce bianco senza solfiti, oppure Falkenstein che in Val Venosta vinifica uno dei migliori Riesling d’Italia, o ad Hermes Rusticali di Tenuta Uccellina quando mi raccontava i tre passaggi in vendemmia e le vinificazioni in tempi differenti dell’uva Famoso per ottenere la massima qualità volta a creare il loro Rambela bianco, o agli apprezzati vini bio di Tosca in Val Pontida e agli aromatici e moderni bianchi di Valtellina de La Spia… senza parlare delle svariate bottiglie di Riesling Renano di alta qualità bevute con gli amici, da capogiro: ecco, tutte queste bottiglie sono tappate, per scelta e con dispendio economico, con un tappo a vite! (ebbene sì, usare un tappo a vite può costare anche più del sughero!).
Perchè? C’è un motivo ben preciso e, ripeto, non c’entra assolutamente nulla con motivazioni di risparmio economico: se generalmente si usa il tappo a vite solo su certe tipologie di vino è, semplificando, perchè conserva con certezza il vino dall’ossidazione e mantiene più a lungo gli aspetti più freschi e fragranti del vino, facendo in modo che l’evoluzione avvenga comunque ma con tempi più lunghi. Certamente ottimale per i vini che si producono senza solfiti o con quantità molto ridotte. Questo non è avvenuto così dall’oggi al domani, ma è il risultato di ricerche, studi ed investimenti a lungo termine: chi vuole approfondire troverà in rete dati e numeri a non finire, anche andando parecchio indietro nel tempo. (es. qui sotto citato https://www.infowine.com/intranet/libretti/libretto2637-01-1.pdf)
Ma va bene per tutti i vini? Domanda ardua… ma principalmente è il mercato che comanda ancora: per i rossi importanti e sui lunghi invecchiamenti nessuno ha ancora sfondato commercialmente il muro di timore che avvolge la questione (si stanno comunque conducendo esperimenti in background con risultati anche incoraggianti, a sentire gli addetti ai lavori, ma ci vorrebbe un approfondimento a parte). Per i vini bianchi anche importanti, i vini senza solfiti o i rossi di consumo a breve temine, 4-6 anni oserei dire, la certezza tecnica sembra ormai unanime. Comunque sia è un campo in costante osservazione ed evoluzione, e per quanto possiamo essere tradizionalisti, non si può ignorare.
Personalmente condivido questo pensiero che ho letto in rete, e non me ne voglia l’autore se non ne ricordo la fonte: “se il vino è portato qualitativamente ad essere un vino che dura nel tempo, l’ossigeno di cui ha bisogno è già tutto nel vino stesso al momento dell’imbottigliamento”. Aggiungo io: se un vino è di buona qualità, non sarà certo il tappo a vite a rovinarlo, al contrario di quanto invece succede a volte col sughero. Al massimo rimarrà stabile come è, ma se abbiamo a che fare con un vino scadente possiamo metterlo in bottiglia con il miglior tappo in sughero del mondo ma scadente rimarrà, e non andrà nemmeno molto lontano. Ergo, se il sughero fosse garanzia di qualità del vino con esso tappato non ci sarebbero in giro certi vinacci!
Ma c’è un’immagine, riproposta qui in fondo, che vale più di tante parole:
PERCHE’ IL TAPPO A VITE? ESPERIMENTO DI TENUTA – AUSTRALIA 1999
Nelle immagini seguenti sono mostrate 14 bottiglie di Clare Valley Semillon 1999 di Leasingham Estate (Australia) chiuse con diversi metodi di tappatura, sia sintetici che in sughero, e con TAPPO A VITE. La prova eseguita da Old Bridge Cellars Australian Wine Research lnstitute è durata ben 125 mesi ( 10 anni e 5 mesi).
La bottiglia col tappo nero, prima a sinistra, è stata chiusa con tappo a vite (anche detto Stelvin).
Le immagini a seguire mostrano i vini dopo 28, 63 e 125 mesi: già solo dalle foto si può notare come il livello di ossidazione sia minimo nella chiusura con tappo a vite, come effettivamente confermato dall’assaggio condotto, anno dopo anno, da esperti dell’istituto.
Le altre tipologie di tenuta hanno ceduto col tempo, in momenti differenti, rendendo quasi tutti i vini imbevibili alla fine dell’esperimento. Il vino chiuso con tappo a vite era ancora perfetto e presentava comunque corrette caratteristiche di maturazione.
Si intende che nessuno vuole obbligare a sostituire per sempre e senza alternative tutti i tappi con i tappi a vite: sono normali esperimenti di ricerca che si conducono in tutto il mondo per risolvere questioni tecniche e sviluppare soluzioni pratiche, che poi si traducono in proposte concrete al consumatore, ma sempre in evoluzione e passibili di critica e ritrattamento. Tanti produttori, per alcuni vini, ritengono il tappo a vite ottimale per la loro conservazione: ad oggi questo è lo stato dei fatti.
E’ SOLO UNA SCELTA DI RISPARMIO PER IL PRODUTTORE?
No, anzi, per un produttore decidere di chiudere alcune delle proprie bottiglie con tappo a vite significa dotarsi di una nuova attrezzatura (aggiuntiva alla linea sughero/sintetico) per l’imbottigliamento, il cui costo può andare da qualche migliaio di euro fino a diverse decine di migliaia, a seconda dei numeri di bottiglie da lavorare. Per piccoli numeri si può ricorrere anche al’imbottigliamento conto terzi, ma i costi sono molto elevati.
NON TI PIACE COMUNQUE?
Ok, rispettiamo la tua opinione, però il nostro lavoro è spiegarti correttamente perchè sempre più produttori scelgono il tappo a vite, soprattutto per vini di cui si vuole preservare maggiormente freschezza e fragranza o se si lavora con ridotto (o nullo) uso di solfiti per la conservazione . Adesso che l’abbiamo fatto, scegli comunque tu.
Immagine Australian Wine Research Institute